Quella mezza dozzina…

Standard

DSCF3251

Di seconde generazioni, generazioni che furono, ed epici scontri “Dudù vs gli ultrà della Val Seriana”.

PAINA – ALZANOCENE 1-1

Odio essere in ritardo. Per questo quando sono arrivato fuori dal centro sportivo di Paina e ho visto due squadre in campo, mi è venuto un coccolone: “Ma come, ma non iniziano alle 15:30?”. Mi affanno, entro, non vedo fogli formazione, non c’è nessuno in biglietteria, anzi è chiusa. Vedo solo tre partite su altrettanti campi. Ragazzini. E ragazzini anche sul campo principale, come viene confermato dal triplice fischio. “Ah, allora inizia ora”, mi dico. Ma qualcosa non mi torna. Nessun foglio formazione, nessuna biglietteria, nessuno che sappia nulla della prima squadra, e un’altra coppia di squadre di ragazzini che si scalda. Chiedo al mio collega Conte Zeta, via telefono, pace all’anima sua. E lui: “Ma dove sei?” “Via Tagliamento 19, il campo del Paina!” “Ma non lo sai, dallo scorso anno giocano a Mariano al campo vecchio!” “No che non lo sapevo! Non ho mai seguito il Paina!” “Vai, che fai ancora in tempo!”.

DSCF3208

Momento slapstick: la ricerca vocale del mio navigatore si impalla e registra, invece dell’indirizzo da ricercare, la mia reazione.

In realtà non faccio in tempo, e resto sfasato tutto il primo tempo, senza sapere quanti minuti fossero passati dal fischio d’inizio al mio arrivo. Farò il calcolo nel minuto di recupero concesso dall’arbitro durante l’intervallo. Sono un drago: il mio cronometro è scattato ESATTAMENTE a 10′ 00″ della partita. Il mio collega mi aveva rincuorato: “Ti va bene, il Paina non segna mai all’inizio, è più forte nel secondo tempo”. E invece al 14′ arriva il gol di Amin Ababio che porta il Paina in vantaggio contro la capolista AlzanoCene.

Facendo due ricerche su internet, scopro che Mohammed Amin Ababio, portalettere ventunenne le cui origini non sono riuscito a chiarire, è stato anche candidato per la Giunta comunale di Mariano con la lista Civitas Marianensis, in coalizione con la Lega Nord. E, in un angolo della baracchina di legno che fa da chiosco per il caffè, spunta anche una foto del gestore abbracciato a Salvini. Qualcosa che lascia confuso in una partita così segnata da quelle che immagino essere seconde generazioni (oltre ad Ababio, anche due giocatori dell’AlzanoCene, Badr Eddine Sejdani e Ahmed Sain).

L’AlzanoCene è la capolista, e dimostra di meritarlo: quella di Ababio sarà l’unica occasione del Paina nel primo tempo, mentre Bosio andrà vicino al gol due volte, incluso un gol annullato, prima di pareggiare i conti in avvio di ripresa. Nel secondo tempo una traversa per parte: l’AlzanoCene con Sejdani, il Paina con Provasi. E all’ultimissimo secondo del terzo minuto di recupero l’AlzanoCene di nuovo sfiora il gol della vittoria. A metterci le mani, per l’ennesima volta, è il migliore in campo. Carlo Manolo Artesani, portiere del Paina.

DSCF3305

Artesani è sempre stato uno dei miei giocatori di categoria preferiti, da quando il Cantù Sanpaolo, dopo il doppio infortunio occorso ai portieri Zanon e Brunetti e all’incidente avvenuto la settimana successiva al portiere della Juniores Dainotto, lo ingaggiò da svincolato e lo mise tra i pali. Un portiere carismatico, dotato di sicurezza e carattere e soprattutto di un’immagine che forse ne tradisce l’età, ormai veneranda, di 37 anni (compiuti giusto due giorni fa). Con quelle sue maglie a maniche lunghe e con quella coda di capelli, Artesani sembra un portiere dei ruspanti anni ’90, diciamo il periodo d’oro della serie A tra Italia ’90 e Francia ’98. Un periodo che ognuno della mia generazione cita baciandosi i gomiti, immagino.

In un angolo degli spalti, poi, c’erano loro: gli ultrà dell’AlzanoCene, anche conosciuti come i Lost Boys. Uno degli striscioni da loro appesi sulla ringhiera delle gradinate recitava “Quella sporca dozzina…”, ma, per loro stessa ammissione, “ne mancano cinque o sei”. La temibile curva dei bianconeri di Alzano Lombardo – paesone di quattordicimila abitanti nella Val Seriana – oggi è composta da uno, due, tre, quattro, cinque, sei irriducibili. Con i loro cori, ricalcati dai cori ultrà di mille altre squadre, cercano di scaldare l’atmosfera del sintetico di via per Cabiate (che ha risposto con l’inno “Forza, Paina!” suonato dagli speaker all’intervallo: cercare tra le sezioni “Balli di gruppo per bambini”, “Inni dell’oratorio estivo” e “Sigle truzze per cartoni animati”, niente a che vedere con la classe decadente da piano-bar di “Mariano Vola, Vola”), ma in tutta risposta ricevono insulti, in particolare da una tifosa del Paina, ragazza di uno dei giocatori e padroncina di un barboncino (o “un Dudù”, come sottolineerà uno della sporca mezza dozzina). Io sto dalla parte del vecchietto painese che ha sgridato così i suoi: “Invece de stà lé inscée, cantì anca violter“. All’intervallo vado a fare conoscenza con i Lost Boys (“Che ne so io che non sei della Digos?” “Dico, mi hai visto in faccia?”) e sento di prima mano il racconto del momento di tensione più alto della giornata, vissuto da uno di loro mentre si avventurava al chiosco:
“Ragazzi, me la sono vista brutta!”
“Eh, beh, te vai così, in avanscoperta!”
“Ero quasi arrivato al bar, e ho beccato la bionda!”
“Davvero?”
“Si. E… all’improvviso…”
“Cosa? Cosa?”
“Il cagnolino mi attraversa!!”

Leave a comment